Monday, November 29, 2010

Io sono Tony Scott (Filmaker Festival, 28 novembre 2010)

... ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz



Ho seguito pochissimo il Filmaker Festival quest'anno e mi dispiace, ma chiudermi troppo in una sala buia a godere delle creature altrui non fa per me in questo periodo. Tant'è che dopo questo, ieri sera, ci sarebbe stato l'ultimo Wiseman, ma non ce l'ho fatta, il dovere mi chiama. Però Franco Maresco (con Daniele Ciprì direttore della fotografia, non è vero che è scomparso, si è solo defilato) fa la sua cosa più equilibrata, dato il soggetto diciamo più da trapezista. E Tony Scott è uno tutto da scoprire: ha liberato il koto prima di Zorn, ha fiancheggiato Webster, Parker, la Holiday (dio, che regina), e negli ultimi anni ha fatto versioni definitive di una cosa chiamata Lush Life, che neanche Coltrane. Già basterebbe il confronto col suo eterno gemello/rivale, Buddy De Franco ("lui prova sempre, io no") a darci l'idea di che cosa siano genio e sregolatezza da un lato, pulizia e riespettabilità dall'altro. Egomaniaco ossessivo, torturato dalla polizia indocinese non si sa perché (spionaggio? ha rubato la donna al capo di stato? non si saprà mai la verità), ha anticipato la New Age, si è lasciato sedurre (in tutti i sensi) dall'oriente e infine ha preso posto nel paese più giusto per perdersi, il nostro. Il suo fraseggio al clarinetto è già liberato, ha suonato il blues come pochi afroamericani, ha rubato Gil Evans alla classica e lo ha regalato al jazz costringendolo al suo fianco finché il borghese timido timido non ha aperto le sue ali e volato con la sua propria musica. Che volere di più? Una tomba nella sua Sicilia che forse non avrà mai? Non scherziamo, questo è un uomo da amare, non un uomo da marciapiede.





Thursday, November 18, 2010

Lê Quan Ninh + Masaki Iwana - Festival PULSI, Triennale Bovisa, Milano

Il primo spettacolo butoh, Colori Proibiti (Kinjiki) fu presentato da Tatsumi Hijikata nel 1959. Lo spettacolo, basato sull'omonima novella di Yukio Mishima, aveva per argomento l'omosessualità. L'immagine finale di Yoshito Ohno (figlio dello scrittore Kazuo Ohno) con un pollo vivo tra le gambe fu talmente oltraggiosa per la platea che lo spettacolo venne censurato spegnendo le luci sul palcoscenico. Tatsumi Hijikata venne bandito dal festival ed etichettato come iconoclasta. Grottesco, oscuro, decadente. Nella danza Butoh il danzatore si trasforma in animale, oggetto, coinvolgendolo sul piano psicologico e fisico. 

“…la danza è “la realizzazione di un sogno attraverso il corpo”. Quando dico “corpo” mi riferisco ad un corpo totale, che include tutti i livelli: il bio-scheletro, lo spirito e l’intuizione. La danza non è di per sé movimento ma è profondamente connessa con il movimento…” (Masaki Iwana – Atene 2009) 

Lê Quan Ninh nasce a Parigi nel 1961. Studia al Conservatoire National de Région de Versailles sotto la direzione di Sylvio Gualda e al  Conservatoire de Bondy. Parallelamente inizia a interessarsi all'improvvisazione, al teatro e alla danza. Nel 1987 incontra Peter Kowald al Free Music Festival di Anversa, e da quel momento inizia a collaborare con gli artisti più disparati: Kazue Sawai, Sainkho Namtchylak, Seizan Matsuda, Zeena Parkins, Junko Ueda, Ishii Mitsutaka, Leo Smith, Savina Yanatou, India Cooke, Xu Feng Xia, Werner Lüdi, Gunda Gottschalk, Butch Morris. Tra le varie collaborazioni, parte importante del suo lavoro è condiviso con danzatori, come Clara Cornil Iwana Masaki, Valérie Métivier, Nakamura Yukiko, Michel Raji, Pascal Delhay, Olivia Grandville, Franck Beaubois et Patricia Kuypers. Nel 2006 fonda con la violoncellista Martine Altenburger l'ensemble]h[iatus, gruppo dedito alla musica contemporanea i cui membri sono di volta in volta compositori e improvvisatori.

Sul Divenire


"E' il vostro tempo: il vostro tempo per fare ricerche, per approfondire, per arare la terra ricca e fertile di voi stessi. Lì troverete tutte le risposte che valgono. Vi trovate nel momento in cui avete imparato una delle più potenti verità: che talvolta noi, persone più anziane, non abbiamo le risposte. Perciò vi invito a scavare, finché il tesoro della verità non viene dissotterrato in ciascuno di voi e, una volta trovato, viene portato alla luce. Il vostro compito non è facile, ma è necessario. Perché le foreste del domani dovranno essere piantate da voi. Nutrite la mente non solo con le informazioni, ma con la conoscenza che alimenta il proprio sè più profondo ed interiore. Fate domande su ciò che vedete, ascoltate e leggete, anche di voi stessi"

Mumia Abu-Jamal